sabato 23 dicembre 2017
Ad Ebenezer Scrooge
Uno dei passaggi chiave del mondo in cui viviamo è stato il prevalere del nostro essere consumatori sull’essere produttori. Ogni volta che consumiamo partecipiamo, consapevolmente o meno, al processo di sfruttamento di qualcuno da qualche parte della catena produttiva distributiva. Certo, consumando alimentiamo anche quella catena lungo la quale ci sono lavori, impieghi, redditi che costituiscono la fonte di sostentamento della gente. Ma la prevalenza del consumatore sul produttore ci spinge inesorabilmente a sperare, a volere, a contribuire allo schiacciamento del costo di ciò che compriamo, ignari o indifferenti al fatto che questo accadrà prima o poi inevitabilmente anche alla catena di cui noi facciamo parte.
Ci sono però dei momenti che improvvisamente ci rendono consapevoli. Lo sciopero degli addetti al magazzino di Amazon nel giorno del black friday, la battaglia dei dipendenti di Ryan air il licenziamento della impiegata dell’Ikea, la consegna da me di una spesa fatta online ad Eataly, sotto una pioggia scrosciante, da un povero ragazzo in bicicletta. Cui, magari, piace tantissimo pedalare anche nei giorni liberi se ne ha, ma che sicuramente non lo stava facendo come millanta il sito che lo ingaggia per una rinnovata coscienza ecologica nel campo del delivery. Per lui era solo decrescita felice mentre, massimamente infelice, qualche azionista o amministratore delegato, dal sedile di una Mercedes o dalla plancia dello yacht stilla lacrime sulle foreste amazzoniche. Ma forse qualche segnale positivo c’è. In Spagna hanno appena stabilito che i pedalatori di uno di questi gruppi non sono lavoratori autonomi, con tanto di bici propria, mancata assicurazione e contributi latitanti. Sono dipendenti. Così come i dipendenti di Amazon italia dovrebbero avere il contratto dei postelegrafonici, secondo l’Authority. Così come Uber non è un servizio di appuntamenti automobilistici ma una compagnia di Taxi sia pure 2.0. Insomma basta , basterebbe, avere la volontà politica di imporre leggi ed il loro rispetto. E poi star lì a vedere i capitalisti che rinunciano a mercati pregiati come quello italiano. E siccome da qui a poco toccherà votare, forse è meglio non irridere alle proposte di Gigino Di Maio sulle festività da far rispettare anche nella distribuzione, a meno di non renderle facoltative e strapagate. Perchè la battaglia vincente della sinistra del futuro è la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario verso il limite delle 30 ore che già ha adottato l’Olanda. Perchè mai come oggi suonano profetiche e di “sinistra” queste parole “onorevole collega, partiamo dalla premessa che in un dato Paese vi siano cento milioni di operai occupati, con un salario medio di un dollaro al giorno per 800 milioni di ore di lavoro al giorno - non esistono disoccupati, non si parla di crisi, gli affari vanno - ad un tratto uomini di genio inventano un qualcosa che permette, con 75 milioni di uomini, di compiere il lavoro che prima ne richiedeva cento. Ci saranno 25 milioni di disoccupati, la domanda e i consumi si ridurranno e dopo un po' grazie ad una "catena paurosa" basteranno 60 milioni di operai a produrre quanto chiesto dal mercato. Che fare per uscire dal collasso spaventevole? Ridurre le ore lavorate da 800 a 600 mantenendo invariate le paghe" Sono di Giovanni Agnelli, il fondatore, e sono del 1933 contro il liberal liberista Luigi Einaudi
4 commenti:
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Grazie mille Massimo. Un caro saluto Marcello
RispondiEliminae di che?
RispondiEliminaPer il tuo impegno, perché purtroppo di questa trasformazione del mondo del lavoro se ne parla troppo poco. Marcello
EliminaPensieri da far lievitare nel cervello.
RispondiEliminaGrazie, Massimo.