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martedì 7 marzo 2017
Caccia grossa
Vorrei farvi vedere l'elefante. Frase ambigua dato che nel gergo americano indica la prima esperienza di combattimento. In questo caso però e l'elefante di Branko Milanovic, l'economista. Il grafico che vedete, la cui linea assomiglia appunto al groppone di un pachiderma e alla sua proboscide che scende verso il suolo e poi si alza, indica di quanto siano aumentati i redditi su scala mondiale a seconda della propria collocazione di partenza negli anni della globalizzazione e prima della grande crisi economica. E, insomma, il grafico di chi ha vinto e chi ha perso in quei vent'anni. Ci dice molto di noi perché il groppone che sale è quello dei poveri del terzo mondo che hanno agganciato la crescita. Cina e India su tutti che vedono la propria percentuale della torta salire fin quasi al raddoppio. È il grande dividendo della globalizzazione, quella cosa che tutti i suoi difensori mettono sul tavolo per spazzare via come briciole di non senso il rigurgito di protezionismo e di nazionalismo di questi ultimi anni. E difatti nell'ultimo meeting di Davos il più risoluto difensore della globalizzazione capitalistica è stato il presidente della Cina comunista che è issato su quel groppone. Ma c'è anche la proboscide e quella siamo noi, siete voi: i ceti medi, medio-alti dell'Occidente operai compresi perché, ricordiamo, che in termini di reddito a disposizione è ovviamente meglio essere relativamente poveri in Italia che relativamente ricchi in India. Per loro, per noi vent'anni di stagnazione assoluta anche di regressione. Attenzione! Prima della crisi. Prima, cioè, di aver perso il lavoro, di essere finiti in un part-time, di avere rinunciato ad articolo 18, di essere stati esodati. Come sappiamo nei 10 anni successivi la proboscide si è messa a scavare come una matta. Poi laggiù sulla destra vedete che i ricchi, quelli veri, hanno aumentato la loro ricchezza del 60% e di più ancora dopo la crisi perché, come ci dicono gli studi, l'uno per cento si è accaparrato tutta la crescita. Eccoli Trump, la Brexit, la Le Pen, i 5 Stelle, podemos, perfino Schulz stanno in quella voragine, nella carneficina di cui ha parlato Trump nel suo discorso inaugurale. Perché quel buco non è tollerabile. E quel buco ci dice che solo due soluzioni sono possibili. Colpire a sinistra, chiudere le porte di una vita dignitosa al cinese in patria o all'emigrante africano sul barcone. Livellare la gobba facendo rifluire quella ricchezza, come in un vaso comunicante paradossale, di nuovo qui. Restituendoci il sorriso sulla pelle dei poveracci come accaduto con la prima globalizzazione, quella coloniale. Oppure colpire a destra quella candela sempre più sottile e sempre più alta. La destra la sua ricetta l'ha messa in tavola. La sinistra, invece, continua a pastrugnare tra i piccoli privilegi e le poche tutele ancora rimaste in quel buco, condannandosi all'inutilità.
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